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LA STRAGE DI SANT'ANNA - Nella Mancini

Eccoci ancora qui, quarto appuntamento con le testimonianze di Sant'Anna, questa volta accompagnati dal breve, ma ugualmente intenso, racconto di Nella Mancini. Come per gli altri post, anche questa testimonianza la potete trovare al Museo, come si può vedere nell'immagine qui sotto, con le solite bellissime foto di Oliviero Toscani ad accompagnare le parole, nella seconda parte della prima sala.

Se volete recuperare gli articoli precedenti, potete semplicemente cliccare in alto sulla categoria "TESTIMONIANZE" e di lì selezionare i post rilasciati nelle settimane passate. Ricordiamo assieme.

 
 

Sono del 1927. Ho settantacinque anni.

Il 12 agosto noi eravamo giù, ai Mulini, ai Mulini di Sant’Anna, qui a metà strada. Mia madre era andata a Valdicastello a far la spesa, si volta in su e vede tutta Sant’Anna in fumo. Viene su e dice “Mettiamo via un po’ di roba, tiriamola via, perché se no brucian tutto”.

C’era un seccatoio nella via per andare a La Culla. Eravamo quattro fratelli, io ero la più grande, avevo diciassett’anni. Partitti con questi fratelli e… e loro sono rimasti lì, il babbo e la mamma e du’ altre ragazze che erano amiche della mi’ mamma, di noi, della famiglia. Dicevano: “Tanto noi non ci fanno nulla perché siamo donne…”

Io son partita. Siamo andati in questo seccatoio, c’era tanta gente, tutti rinchiusi in questo seccatoio. E ad un certo punto si è sentito che venivano giù i tedeschi da Sant’Anna. E si sentivino i moschetti, i colpi di mitra. Di tutto. Ad un certo punto più nulla. Io ho incominciato a dire “Oddio, hanno ammazzato il babbo e la mamma!”. Son partita, sono andata là, con della gente che conoscevo. Infatti, eran tutti e due mitragliati, lì, al calcio di un castagno. E queste du’ ragazze dentro il mulino. Anche quelle massacrate, che un dico io. E da lì è partito il calvario… Ho perso anche dei parenti, tanti. Parecchi. Sì… Cugini, zii… tanti parenti. Un po’ che a Sant’Anna eravamo un po’ tutti parenti fra Mancini e Pardini.

… Una settimana prima del 12 agosto, i primi di agosto, era venuta su una pattuglia di tedeschi. C’era una teleferica che portava su e giù la roba dalla sede: la minarono e la buttarono all’aria. Un ci restò nulla. Poi andettero su alle miniere a Monte Arsiccio e anco lì tirarono tutto all’aria, quello che potettero, rovesciaron tutto. E lì, ci si salvò per miracolo, perché un pezzo di puleggia mi cascò a’ piedi; c’avevo i mi fratelli per la mano.

Il 12 agosto, per me, fu un fulmine a ciel sereno.

Eh, nel dormire di scosse ne ho tirate tante, i sogni e… Il sentimento dell’odio. Quello un po’ c’è… c’è perché… insomma… quello che hanno fatto un lo dovevino fa! C’è qualcosa che un istà bene.

Comunque… La televisione un la posso guardà, io!

No, no, no… Mi sembra di rivedè quei momenti che ho vissuto, perché se Sant’Anna non l’ho vista… però l’ho davanti. Il giorno dopo, quando siamo venuti su… e… una cosa che non sopporto proprio…

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