Durante il periodo della resistenza, la Lunigiana è stata fortemente colpita; la storia ci racconta di fatti e avvenimenti,della tante vittime. Il periodo della resistenza è stato segnato anche da bande partigiane che piano piano si sono trasformate in brigate queste con il passere del tempo hanno liberato le zone dall’infelicità nazifascista.
Nell’Aprile del 44’ vi fu la prima azione ribelle del periodo: Attacco al presidio del Passo del Cerreto, composto da 20 guardie repubblicane fasciste che componevano un posto di blocco. Furono sequestrati i viveri, le armi e gli equipaggiamenti, la zona passò sotto la giurisdizione dei ribelli. La guerriglia armata fu guidata da Maggiorino Folegnani, ex marinaio, che insieme con diversi giovani di Monzone si era messo in contatto con Azzari e Marini e poi decise di unirsi ai ribelli di Sassalbo e Mommio.
Vi proponiamo una parte di un’intervista a Lida Folegnani, sorella del capo partigiani Maggiorino Folegnani (1922) e membro della Staffetta Partigiana.
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Ha qualche ricordo o annedoto particolare del periodo della Resistenza?
A questa domanda Lida Folegnani racconta del periodo della guerra, di un episodio vissuto, lo fa con semplici ma importante parole: “Scendevo da Gragnola dove incontrai per sbaglio un signore di Aulla, era uno dei tanti sfollati; appena mi vide disse ad alta voce con aria minacciosa “Te sei la sorella di quel delinquente!”. Ed io che ero una ragazzina di sedici anni poco più mi spaventai; quel signore continuava ad insultarmi e a minacciarmi che avrebbe fatto la spia ai tedeschi e avrebbero arrestato mio fratello. Poi vedo una signora che chiamavano “La Gorpa” e mi fa “ci sono i tedeschi anche li alla stazione…” e io “ Oime” arrivo a casa di corsa e non so manco da dove sono passata, avevo la lingua fuori.. e racconto tutto a mia mamma, povera donna! Mio fratello non si spaventò anzi mi disse che ho fatto un bel lavoro. Quel signore mi disse quelle cose per farmi spaventare e correre subito a casa cosicché io avvisassi mio fratello di non muoversi perché i Tedeschi erano in giro, si vede che lui sarebbe dovuto scendere verso Gragnola perché aveva delle missioni da fare. Questa era la Resistenza, anche un panno fuori dalla finestra se di colore rosso significava qualcosa, sembrava che anche gli animali lo sapessero, gli abitanti li nascondevano perché arrivavano i tedeschi e te li portavano via e poi il contadino cosa mangiava? Quando li nascondevano stavano in silenzio sembrava che anche le bestie sentivano queste cose. Noi avevamo un cane quando arrivavano i tedeschi da Gragnola andava in un aia e abbaiava perché venivano verso di noi, se venivano dalla parte abbaiava di la, sono tutte piccole cose. A gragnola quando c’era la decima c’erano le scope fuori delle case dei fascisti, cosi non le minavano, ecco tutti questi segnali banali, non si notavano.
Come era vivere nel periodo Fascista?
“Eh,era dura! Frequentavo la seconda, no forse la classe terza nel periodo del Fascio, ricordo che era la festa della Befana, all’epoca si usava dare agli studenti un frutto, questo venne consegnato a tutti gli alunni tranne che a me. Il motivo era semplice mio padre non era tesserato al Fascio, lui era contrario era un’antifascista. Questa distinzione la si poteva notare anche in questi piccoli gesti, la gente era anche costretta poi ad accettare le regole del Fascio per non essere discriminata.
Vivere questo periodo non è stato semplice, si andava per legna, si andava per castagne,si andava in giro con gli zoccoli però si era felici. C’era la polenta, il pane, voi altri cos’avete? Il telefonino, la bicicletta, il motorino; però nonostante ciò posso dire che ho avuto un’infanzia felice, c’era più amore ma c’era soprattutto più onestà. Guardate di essere più onesti ragazzi crescete con onestà, questa è la prima cosa che vi dico, l’onestà.”
Cosa succedeva durante la resistenza?
La mia famiglia all’inizio era a favore dei tedeschi, ma, mai potevamo immaginare che facessero tutto ciò che hanno fatto, non solo in Italia ma anche a mezz’Europa. Mio fratello assieme ad altri ragazzi fecero i partigiani per difendersi e difendere le loro famiglie dagli attacchi tedeschi. I tedeschi saccheggiavano tutto ciò che incontravano sul loro cammino, portavano via tutto dal pane, alla farina, al pollo, minacciavano di sequestrare i padri di famiglia di portarli in Germania, la Resistenza era anche questo. Ci siamo difesi come potevamo, a Gragnola il 24 Agosto c’è stata una strage, hanno ucciso chiunque si trovavano davanti, non guardavano in faccia nessuno, sia politicamente, che ideologicamente erano delle bestie, dei cannibali.
I tedeschi occupavano anche le case, ricordo che si erano stabiliti dalla famiglia Giuntoli misero a repentaglio l’intera abitazione. Ricordo che questi tedeschi venivano soprannominati “i Tugnin” il motivo esatto non l’ho mai saputo. I soldati tedeschi maltrattavano anche i bimbi piccoli, picchiavano, violentavano le donne, quest’ultime se incinte venivano sventrate.
Finita la guerra ci siamo ritrovati con un pugno di mosche nelle mani!”
Dove e come viveva nel periodo della resistenza?
“La mia famiglia trovò rifugio nella famiglia Giuntoli, mio fratello Arduino dormiva in camera con i signori della casa, questi facevano i turni, quando dormiva la moglie il marito stava di guardia e viceversa. Mi ricordo che un giorno ero con la Franca Giuntoli a Mozzano, arrivarono 4 tedeschi con i loro stivali e i loro berretti, avevano 16 uova e hanno detto a sua mamma, l’ Ariella di friggerle, c’erano tutte queste bimbe spaventate e il tedesco le chiese se erano tutte sue figlie e la povera vecchia rispose di si e uno di loro viene da me e mi scosta i capelli e mi fa questa no, e alla donna dallo spavento gli è cascata la forchetta nella cenere, così io impaurita prendo questa bambina per la mano, vado fuori e il tedesco mi segue ma fortunatamente non mi disse nulla... ”
Come è diventata Staffetta partigiana?
“Mha, boh, io non lo so, anche questo per puro caso. Ricordo un aneddoto, un giorno incontro il dottor Zanoni, ero sul Sagro e mi ha detto se potevo andare a casa sua ad avvertire la mamma che era tornato,che missione aveva fatto io non lo so perché non me l ha detto però io il giorno dopo non ci sono potuta andare perché c’erano i tedeschi in giro,così sono andata il giorno seguente… Una volta arrivata in paese la gente aveva paura a darmi informazioni su dove abitasse la signora, perché credevano io fossi una spia, ma parlavo dialetto, sono di Mozzano e alla fine sono riuscita ad andare in casa di sua mamma, “ce l ‘ho presente come adesso”, in cima a quelle scale si è appressata con timore, sempre all’erta,con in suo grembiule nero, con il suo fazzoletto in testa. Sono tornata a farci le pulizie in quella casa mi è rimasta impressa, perché aveva paura questa donna poi pian pianino ha avuto fiducia. Sono la sorella di Maggiorino, allora sono andata in cima alle scale e le ho detto che ho incontrato suo figlio e che sta bene, però lei già lo sapeva perchè lui l’ aveva già avvisata in altre maniere, forse mandando altre ragazze. Alla fine la staffetta aveva questo compito, riportare informazioni perché i telefoni non esistevano, se servivano camicie e mutande noi andavamo e portavamo tutto ciò di cui avevano bisogno e loro mi informavano su dove fossero i tedeschi. Al ponte di Gragnola c ‘era il covo dei tedeschi, anche in piazza San Nicola, insomma era un pò il centro erano da tutte le parti. Quando ero staffetta i biglietti non li portavo, erano pericolosi non li ho mai portati perché se ti fermavano… una volta ho nascosto una pistola sotto un ulivo, dentro una buca, ma in casa era meglio non tenere niente perché se venivano e trovavano una Rivoltella…
Io non ho mai avuto paura, era un età spensierata che forse non si aveva paura di niente. C’era la miseria, c‘era la misera, però in tutto ciò io stavo bene, sto male adesso che non mi manca niente.
Lida, ci racconti dei suoi fratelli Arduino e Maggiorino.
Arduino è entrato in guerra perché erano sempre a cercalo, una volta si è messo in soffitta, una volta si è nascosto non ricordo dove, poi alla fine è stato costretto a partire e ad andare sui monti, anche se non voleva ma purtroppo erano momenti “così”. Credo che la sua morte sia colpa del destino perché lui era stato inviato sul treno per la Germania a prestare servizi, e si diceva che la metà di loro sarebbe tornata, ma quando sono stati su questo vagone verso Pontremoli qualcuno aveva un coltellino e si sono liberati, è arrivato a Verona il vagone che era vuoto,era molto sveglio lo chiamavano ‘Polvere’, guai se avesse studiato era proprio intelligente, quando si è liberato è tornato a casa; poi alla fine è dovuto partire per i monti.
Erano tutti sbandati si nascondevano alla meglio con un po’ di pane e un po’ di polenta e tutti per non partire… , l’hanno ammazzato il 28 febbraio del 45 in un’imboscata ad Aiola, sopra Equi Terme,è stata una spiata da parte di un pastore che aveva portato i Tedeschi nel covo in cui si erano fermati a dormire e al mattino quando si sono svegliati erano circondati, ha lasciato un bimbo di 5 mesi, Pensa te! è stata una spiata me lo diceva anche Rossetti (Renato), le persone cattive c’erano, mi ricordo che un signore di Monzone è andato a bruciare la casa di sua mamma perchè i suoi fratelli erano partigiani. Poi ce ne erano altri a Piandimolino, alla Ca’ Bianca… erano fascisti. Quello di Piandimolino l’hanno processato e poi è morto di malattia in prigione e quell’altro la prima casa che ha buttato giù è quella di sua mamma, ma Cristo!! Voglio dire l’ideologia che avevano quelli li, io non lo so. Ha rubato anche delle fedi, la moglie ha provato anche a tornare a Monzone ma non la volevano i paesani, sono anche cose che accadevano anche fra fratelli.
Maggiorino era quello più giovane, era diventato capo partigiano grazie ai suoi valori e alla sua volontà, gli è stata conferita la medaglia di argento e ogni anno c’è la commemorazione della sua lapide a Mozzano.
E’ andato volontario sotto l’esercito in marina, c’era la miseria ragazzi, non c’era lavoro,è andato in marina e poi ha fato la sua carriera, era tanto giovane…. Io non so dove avesse i soldi, i documenti forse nelle mutandine, chissà com’era questo ragazzo. Nel bel mezzo della guerra il 16 o 17 Settembre si è messo subito in contatto con Azzari.
Tra un po’ l ultimo giorno di guerra ci lascia la pelle nella rettifica, era accampato qua a Fivizzano, c’era confusione, camion ribaltati, persone morte, si è trovato circondato dai Tedeschi era solo e lui ha avuto lo spirito di gridare “all’assalto” come se fosse insieme a altri e loro hanno alzato le mani poco dopo sono arrivati i partigiani e gli è andata bene, i Tedeschi avevano già il fucile carico… pensa il destino della vita poi è morto in un'altra maniera.
Speriamo non siano morti invani questi ragazzi.
Ha avuto dubbi sul lavoro svolto dai partigiani?
“Come in tutte le cose c’era il buono e il cattivo tempo, il loro scopo era quello di difesa dai tedeschi. Quando arrivavano nelle case utilizzavano questo pretesto per rubare e mangiare, il loro comportamento era simile ai tedeschi per certi versi. Anche i partigiani stessi andavano avanti con i beni dei poveri contadini.
Nel suo paese c’è qualche traccia lasciata del periodo della guerra?
Si, è presente un monumento, ogni 25 Aprile c’è una cerimonia; se devo essere sincera ogni anno è presente sempre meno gente, ed il problema nasce che voi giovani non leggete, non vi documentate e di conseguenza queste memorie vanno perse.
Le foto non ritraggono Lida,ma sono donne partigiane e staffette; ho cercato di mantenere il discorso diretto più veritiero possibile cercando di cambiare solo frasi e parole che potevano non essere comprese perchè in dialetto.