Nelle prime ore del 5 aprile 1945, un gruppo di Nippo-americani “I Nisei”, guidati da Pacifico Luisi detto “Sciamino”, un partigiano versiliese del Gruppo Patrioti Apuani, avevano risalito un impervio sentiero che da Azzano, già territorio liberato che conduceva al Monte Carchio.
Molti erano stati i tentativi non andati a buon fine nelle settimane precedenti e molti soldati americani erano stati uccisi. Chi aveva registrato il maggior numero di perdite era stata la divisione statunitense “Buffalo” formata dagli afro-americani che, in seguito,sarebbe stata l’artefice della liberazione di Montignoso.
Quel mattino, c’erano due importanti novità: la prima era rappresentata dal gruppo militare dai “Nisei” scelti dell’esercito statunitense, la seconda consisteva nell’aver affidato la guida all’esperienza dei partigiani del luogo che conoscevano a menadito quella parte di territorio e avevano condotto i soldati americani al di sopra del posto di guardia gestito da una piccola guarnigione tedesca. Quest’ultima colta di sorpresa non aveva potuto opporre nessuna resistenza.
Catturata senza colpo ferire la guarnigione il pertugio aperto dai Nippo-americani del 100 BTG, 442 RGT era stato utilizzato per far arrivare altri soldati; qualche ora dopo, a metà mattina, veniva sferrato il vero e proprio attacco frontale alle truppe tedesche che, nell’affannoso tentativo di tamponare quella rottura, brulicavano nella zona collinare di Montignoso tra il Campaccio, il Monte Carchio e il Monte Folgorito.
L’attacco delle truppe americane aveva incontrato una fortissima opposizione delle truppe tedesche scatenando una delle più cruenti battaglie combattute sul fronte della Linea Gotica Occidentale, seconda soltanto alla battaglia che, sul versante adriatico, aveva consentito di liberare Rimini alcune settimane prima.
Sul monte Belvedere, a due passi dal Cippo del Termo del Pasquilio, si era combattuto fino al 9 aprile; poi i Nisei si erano portati verso Massa passando per la zona collinare delle Cà de Cecco e di San Carlo mentre Montignoso era stata liberata il giorno precedente (8 aprile) dalle truppe della “Buffalo” che avevano sferrato un decisivo attacco alla guarnigione tedesca raccolta intorno alla Fortezza Aghinolfi e simultaneamente alla linea difensive del “catenaccio di Massa” situata al Cinquale tra il lago di Porta e il mar Ligure.
Nella battaglia di monte Belvedere si stima che l’esercito tedesco abbia lasciato sul campo oltre un centinaio di uomini ed anche le perdite americane sono state molto elevate.
Con la liberazione dell’8 aprile era terminato un periodo tragico per Montignoso: oltre sette mesi di stazionamento del fronte di guerra con quotidiani bombardamenti di artiglieria da terra e dal cielo che avevano provocato quasi duecento morti tra i civili.
Oggi rimangono molte testimonianze storiche di questa linea difensiva in particolare lungo il sentiero 140 vi sono tracce di buche, trincee, camminamenti, caverne rifugio e dormitorio e postazioni di tiro, tutte della Wermacht. Invece nel versante verso Azzano ci sono analoghe opere dei soldati americani.Oggi rimangono molte testimonianze storiche di questa linea difensiva in particolare lungo il sentiero 140 vi sono tracce di buche, trincee, camminamenti, caverne rifugio e dormitorio e postazioni di tiro, tutte della Wermacht. Invece nel versante verso Azzano ci sono analoghe opere dei soldati americani.
Fotografie delle tracce di buche e rifugio sotterraneo
Simbolo dell'intera resistenza apuana è la chiesetta del Pasquilio. La sua costruzione risale al 1 Aprile 1944 su commissione della Resistenza, questi ultimi utilizzarono l'edificio per trarne vantaggio, approfittandosi del movimento di uomini e mezzi impegnati nella costruzione. La costruzione della chiesetta inoltre nascondeva il movimento dei partigiani che difendevano questo territorio. La "Chiesetta del Pasquilio" oggi viene nominata anche "Chiesetta dei Partigiani" perché grazie alla sua realizzazione questi trovarono protezione. La sua costruzione si concluse durante il dopoguerra non ha subito cambiamenti durante gli anni.
Fotografie della chiesa
FONTE: ANPI Montignoso