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Intervista a Benito Menini

Vi proponiamo la quarta intervista da “E poi è arrivato il diavolo” rilasciata da alcuni superstiti, parenti dei testimoni del rastrellamento avvenuto il 4 maggio 1944 nelle zone del Cerreto di Fivizzano. Intervista fatta a Benito Menini il quale ricorda alcuni episodi del periodo in modo particolare parla del fratello Ivo Menini ucciso per mano tedesca.




"Ricordo mio fratello Ivo; io avevo solo 5 anni mi ricordo mia mamma mi ha sempre raccontato. Loro nella transumanza con i greggi partivano a Maggio e salivano la montagna; verso Settembre primi di Ottobre scendevano giù in Maremma, in queste campagne. La salita era impegnativa e ci impiegavano cinque giorni, è successo che mio fratello prese la bicicletta ed è voluto andare per primo. Il fatto è che quando siamo arrivati lui non c’era, mai potevamo pensare che in quelle zone succedevano determinate cose. Mio cugino Alberto, mio babbo e un altro si sono messi a cercarlo su per le montagne, la ricerca è durata alcuni giorni, si è conclusa con il ritrovamento nelle zona di Mommio chiamata “Ramoscello”. Mio fratello è stato trovato in ginocchio con il braccio in avanti, era fermo, rimasto così.

Questi ragazzi assieme a mio fratello cercavano di dileguarsi dai rastrellamenti e dagli arresti, molto probabilmente si sono rifugiati in questa grotta, sotto questo masso dove ci si stava a fatica, ci sono stati 24/36 ore. Mio fratello era stanco di stare lì con gli altri e a cercato di scappare, è stato visto ed è stato ferito ad una gamba, invece di far finta di essere morto si è rimosso ed è stato colpito nuovamente in visto; negli ultimi istanti di vita ha cercato di chiedere aiuto; i testimoni che hanno visto raccontano che le sue ultime parole sono state rivolte alla mamma. In quel momento nessuno poteva uscire e prestagli soccorso. Quando è stato trovato Ivo non indossava la divisa mettendosi in borghese

Ricordo che quando sono andato a vederlo sul letto dove era stato portato, io ero un bimbo, mio fratello era sistemato bene, ma, sul volto c’erano delle bende, solo con gli anni ho preso consapevolezza che erano le ferite riportate durante l’uccisione.

Dalle altre testimonianze, che spiegano il fatto che mio fratello sia uscito è che molto probabilmente il rifugio era stretto la causa può essere stata anche mancanza di ossigeno e quindi legata alla claustrofobia. Sono tante le domande sulla morte di mio fratello, il fatto che lui sia partito prima di noi e che si sia staccato così tanto dal gruppo. Si mormora anche che avesse una fidanza (De Fiori di Mommio) tata e questo ci sta aveva vent’anni!

Mio fratello Giuseppe è stato in servizio come carabiniere in Africa e poi è stato fatto prigioniero lì. Della morte di nostro fratello lui era già stato avvisato tramite lettera."


Ivo ha deciso di disertare?

"Molto probabilmente essendo carabiniere non aveva più nessuno che dava loro dei comandi ben precisi, quindi si sarà trovato spaesato."


Ivo è stato sepolto nel monumento dei partigiani,come mai?

"Tante volte me lo sono domandato anch'io, ma se lui era nei carabinieri, nelle macchie dei boschi, o andando su con i miei genitori si sarà tolto la divisa per non dare nell'occhio e rendersi più anonimo. Quando è stato là e questi tedeschi hanno fatto il rastrellamento al buio, poi non so se nel momento lui ha seguito il movimento per la Libertà, aveva paura di essere preso dagli americani perché non sarebbe stato in grado di giustificarsi. Mio fratello è morto il 5 maggio 1944 è stato trovato il giorno dopo lui aveva preceduto i miei genitori di tre giorni.

I miei genitori hanno sempre contestato il fratto che mio fratello si sia staccato dal gruppo, entrando in pieno rastrellamento, molto probabilmente se rimaneva li era ancora vivo. Se è stato trovato assieme a quel gruppo significa che né ha accettato anche le regole.

Il viaggio per la transumanza avveniva durante la guerra, terminato il periodo non è stato più fatto. Hanno attraversato queste montagne sono entrati in Garfagnana hanno preso la strada che collega Modena a Lucca per arrivare sopra il Passo e scendere giù in pianura Collano Pisano.

Sono arrivati vicino alla cresta che va al passaggio, le spie avevano preso il compenso per averli accompagnati fino in fondo e lasciati lì in pianura a quel punto sarebbero stati nella zona degli alleati li hanno lasciati traditi li hanno lasciati soli, senza sapere bene cosa fare hanno deciso di tornare in dietro nel fare ciò sentono tremare il terreno a causa dei bombardamenti dei cannoni nelle parti alte della montagna, intrapresero altri sentieri e così che si salvarono dai rastrellamenti. Raggiungendo Coltano, io con mia mamma siamo rimasti in montagna."

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