Nel paese di San Lazzaro di Savena, poco fuori Bologna andando verso Imola, in via Giuseppe Dozza 24, troviamo l’ingresso per il Museo Memoriale della Libertà, a gestione privata, che conserva oggetti e veicoli collezionati da Ansaloni Arturo o dal padre Edo.
Questo si articola in 4 diversi momenti.
La prima cosa che viene mostrata sono dei filmati realizzati da Edo Ansaloni che mostrano Bologna nel 1945 durante i bombardamenti, l’entrata degli alleati in città (primi tra tutti i polacchi), il processo (avvenuto qualche mese dopo la liberazione) al rappresentante fascista di Bologna e la sua esecuzione.
Il visitatore viene poi accompagnato all’interno di una struttura in cui sono stati realizzati 5 diorami, collegati tra loro ma al contempo indipendenti, dove i manichini vestono abiti originali e gli stessi arredi, armi e veicoli sono dell’epoca della guerra, provenienti da donazioni o appartenenti ai signori Ansaloni. Nella prima scena è rappresentato un rastrellamento di civili in un paesino da parte dell’organizzazione Todt, al fine di essere impiegati come manodopera per le fortificazioni della Linea Gotica vicino al fronte; nella seconda si “scende”, idealmente, nel bunker di una famiglia per sfuggire ad un bombardamento e nel mentre si sente Radio Londra che trasmette brevissimi messaggi in codice; successivamente si “sale” in casa a constatare i danni provocati dalle bombe sganciate dagli aerei; nel quarto diorama è stato ricreato lo scontro di Porta Lame tra partigiani e nazi-fascisti che si sparano da una sponda all’altra del canalino che attraversava la lavanderia dell’ospedale; nell’ultimo, invece, si è all’interno della Linea Gotica ed è rappresentata l’impresa della Decima Divisione da Montagna Americana che, ricoprendo con pezzi di cuoio o gomma i martelli con cui fissavano i chiodi alla roccia, hanno risalito la parete rocciosa del Costone Riva in totale silenzio riuscendo a cogliere di sorpresa un avamposto tedesco. Infine, accompagnati da canzoni di festa, una voce annuncia che la guerra è finita, che si può tornare a casa… domandandosi quanto sarà cresciuto sui figlio.
Il Museo prosegue poi con l’esposizione di pezzi d’artiglieria e due file di veicoli militari, da una parte quelli alleati e dall’altra quelli nazi-fascisti. Tra i primi possiamo ammirare un carro armato M4 Sherman che è stato utilizzato in tantissime produzioni cinematografiche.
Il percorso museale si conclude con la visita ad un vagone merci ferroviario, che ha realmente trasportato deportati verso i campi di concentramento o di sterminio. Il visitatore è invitato ad entrarvi al fine di rivivere la sofferenza, l’affollamento (specialmente se si tratta di un gruppo numeroso di persone) e le privazioni che hanno vissuto i deportati. L’esperienza avviene in totale sicurezza poichè il portellone del vagone non viene chiuso ed in qualunque momento si può uscire dal treno.
Questo museo, diversamente da altri istituti di conservazione, ha puntato molto sul coinvolgimento totale del visitatore attraverso le cinque scene, animate da una superba regia audio e da un allestimento composto interamente da pezzi originali, e l’esperienza del vagone merci, che lo portano all’interno di fatti che, probabilmente, ha solamente letto nei libri.
Anche noi volontari del Servizio Civile Unpli Emilia Romagna abbiamo visitato il museo, in tutte le sue parti, ed abbiamo trovato l’esperienza molto toccante. Alcuni di noi, infatti, non hanno resistito all’interno del treno e sono quasi subito usciti perché il pensiero delle migliaia, milioni, di persone che sono state costrette a salirci, stipate come sardine per giorni o settimane, senza la possibilità di stendersi, senza aria, patendo caldo d’estate e freddo d’inverno, facendo i propri bisogni in un angolo del vagone, diretti verso un destino infausto, era troppo da sopportare.
Una volta terminata l’esperienza del museo ci siamo concessi una sosta all’interno dei due cimiteri, polacco e del Commonwealth. Il primo, purtroppo non sempre aperto, è veramente molto grande e possiamo trovare le bianche croci lapidee divise tra un’ala centrale, infondo alla quale si trova il monumento commemorativo, e 2 zone laterali. Al di sotto dell’imponente ingresso, troviamo un androne in cui è disposto un basamento, che sorregge le bandiere polacca ed italiana, e nelle pareti possiamo leggere dei brevi resoconti di quelle che sono state le battaglie che hanno visto la morte dei soldati polacchi. Il cimitero del Commonwealth, dall’aspetto tipicamente americano/inglese, sempre aperto perché basta sollevare il perno del cancelletto d’ingresso, è molto più piccolo e le candide lapidi a stele sono disposte su 3 file su entrambi i lati dell’ingresso, costituito da due filari di alberi e da una struttura ad arco. Al centro del cimitero si erge il monumento a loro dedicato.
A tutti coloro che visitano il Museo Memoriale della Libertà, ma anche a chi si trovi nella zona di San Lazzaro e/o abbia voglia di conoscere i nomi di alcuni alleati, consigliamo di sostare qualche minuto all’interno dei due cimiteri, dove è possibile trovare anche delle panchine, perché lì, in compagnia di quei soldati morti per la libertà, è possibile capire quali atrocità possa portare un conflitto.
Fonti:
- www.museomemoriale.com
- foto dell'autore