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Franca Rita Costa

L'intervista che propongo oggi è stata realizzata da me personalmente; riguarda una signora anziana di ottanta anni residente ad Aulla nativa di Podenzana (MS). Questa breve ma intensa chiacchierata con lei è stata piacevole ed utile a capire e comprendere meglio il periodo storico che stiamo affrontando in questo progetto; Franca ricorda con tristezza le persone a lei care che hanno perso la vita durante la guerra, però ha un ricordo piacevole del giorno in cui essa è finita.

Che ricordi ha della Seconda Guerra Mondiale?

"Sono del 37’ all'epoca avevo 5 anni, ricordo vagamente di quel periodo lì. Ogni tanto ci penso e ho dei ricordo, per esempio, eravamo a fare l’erba nei campi e in cielo avevo visto un grande “apparecchio” da quale scendevano delle sfere, lì per lì mi sembravano uova e dalla felicità lo gridai alla mamma, ma, ahimè, non erano uova erano bombe! Noi abitavamo ad Aulla, durante il periodo della Guerra successivamente per svariati motivi ci siamo trasferiti a Podenzana. La mia famiglia era composta da me, mia sorella Silvana Costa e mia mamma Leopoldina Castellini, mio padre lavorava nell'ambito della sartoria, riparava le divise dei militari, durante il periodo della guerra fu trasferito in Jugoslavia. Terminato il periodo lavorativo all'estero rientrò a casa qui ad Aulla, ma, non sapeva che purtroppo noi eravamo come tante altre famiglie sfollate a Podenzana."

Durante i rastrellamenti come vi siete comportati?

"A Podenzana c’erano diversi rifugi:le donne con i bambini erano nelle gallerie e mio padre assieme agli altri uomini erano sotto terra per sfuggire agli arresti. Un giorno mentre erano nascosti mio zio Gustavo Castellini aveva fatto uscire mio babbo per sbaglio in quel preciso momento passarono i tedeschi, lo catturarono e lo portarono come prigioniero nel castello di Terrarossa, di lì’ lo trasferirono alla Palmaria al Tino, come TOD (operaio italiano sotto comando tedesco). Successivamente poi è stato trasferito a Modena e poi a Fossoli ed era destinato ai lavori forzati in Germania, se non fosse che mia mamma presentò una vecchia radiografia al comando tedesco di Podenzana la quale dimostrava che mio padre aveva un problema ai polmoni. La storia ci insegna che i tedeschi volevano persone sane e robuste per svolgere i lavori forzati nei campi di concentramento ed è così che mio padre venne scartato, per problemi di salute."

Cosa ricorda dei bombardamenti ad Aulla?

"Ricordo il suono della sirena che annunciava la caduta delle bombe; durante il bombardamento qui ad Aulla una donna, una certa Esma Tonelli con il suo bambino Tonino Tonelli, rimasero intrappolati in una cantina, ancora oggi né ricordo le grida di dolore e di aiuto, purtroppo sono morti soffocati dalla polvere. Nei giorni seguenti i tedeschi continuarono i rastrellamenti, presero anche me, mia sorella Silvana e mia madre ci misero contro il muro, minacciandoci che ci avrebbero ucciso se non avessimo parlato e detto dov'era mio zio.

I tedeschi sapevano che mio zio si era unito al movimento partigiano e pretendevano che noi parlassimo.

Ricordo la freddezza negli occhi di mia madre la quale non si fece intimorire da quei soldati rimase; ferma e con aria dura ci fece coraggio anche a noi; poi non so come e il perché il tedesco se né andò via. Assurdo vero? Eppure io ero destinata ad essere una delle tante bambine uccise durante i rastrellamenti se no fosse che il tedesco si era allontanato.... e se no.... cara Elena.... non ero qui a raccontare questa storia!"

Come ha vissuto il giorno della Liberazione?

"Quando finì la guerra la gente aveva ancora molta paura negli occhi, leggevi i visi delle persone che hanno perso tutto, ma ricordo che mia mamma nei giorni precedenti alla Liberazione aveva cucito piccole striscioline di stoffa verde, bianche e rosse; le distribuì alle persone. Il giorno della liberazione la gente si dirigeva verso il comune con lo stemma tricolore sul petto, proprio quelle cucite dalla mia mamma!"

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