Il 5 agosto 1938 venne pubblicato e commercializzato al prezzo di una lira il primo numero di quello che era destinato a diventare il periodico razzista italiano per eccellenza, dal titolo La difesa della razza. I motivi della filosofia razzista venivano qui esposti in articoli e saggi di discrimine, discutendo tesi talvolta cariche di presunto valore scientifico come ne “Il Manifesto della Razza”: suddiviso in dieci punti, questo scritto, già pubblicato nel Giornale d’Italia qualche settimana prima, deliberava i motivi scientifici per i quali fosse giusto considerare inferiori per natura ceppi di etnie diverse, rispetto al popolo Italiano. nell'11 novembre dello stesso anno furono varate le misure di difesa razziale, erano l'estensione dell'antisemitismo tedesco all'Italia: Gli ebrei italiani videro crollare i loro diritti e le loro possibilità, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nei luoghi pubblici.
Innegabile ormai è che le teorie antroporazziste, il motore principale dell'inizio della discriminazione razziale europea, sono pseudo-scienze. Pratiche di misurazione del cranio o di altre parti del corpo non possono definire correttamente la derivazione biologica e tantomeno motivano qualsivoglia gerarchia etnica della razza umana.
Negli stati nazionalisti il livello di evoluzione biologica di alcuni gruppi etnici venne pubblicizzato già declassato rispetto al proprio, alcune caratteristiche morfologiche furono vendute alle comunità come frutto di malattie congenite potenzialmente contagiose e, dovunque fosse possibile, i sostenitori delle idee razziali promuovevano strategie per tenere la società civile lontana dal conoscere la realtà culturale di altri popoli, gloriandosi spesso dell’intento preservazionista.
La dichiarazione che l’UNESCO fece nel 1950 in merito a queste teorie fu chiarificatoria: nella razza umana non vi è alcun legame tra fenotipi e livello intellettuale o psicologico.
fonti:
http://www.deportati.it/archivio-storico/manifesto_razza/
https://it.wikipedia.org