Nei mesi di Luglio ed Agosto del 1944, gli episodi di violenza a matrice fascista aumentarono, soprattutto per il fatto che dalla fine di Giugno fu istituito il Corpo ausiliario delle squadre d’azione delle camice nere con decreto legislativo del Duce n°446-XXII. Fu costituito da 41 Brigate, una per ogni provincia del nord Italia, chiamate con il nome di un caduto fascista, a cui si aggiungevano 7 brigate autonome e 8 mobili, di cui una alpina. Le formazioni delle Camice Nere dovevano raccogliere reclute tra gli iscritti al Partito fascista ma non si riuscì mai a raggiungere il volume di organico necessario perchè né i numeri degli iscritti, né quello dei volontari nè le limitate disponibilità di armi lo permisero.
Il loro ruolo in battaglia fu veramente scarso perché mancavano di armi e di disciplina, tuttavia furono le più ideologizzate della RSI. Tra le loro fila marciavano loschi individui, difficili da controllare e spesso inclini agli eccessi ed agli abusi: elementi rifiutati dall’esercito della neo Repubblica, fascisti radicalizzati con un forte risentimento e rancore verso i “traditori”, oppure ex squadristi degli anni ’20 che ora cercavano vendetta. Questi atteggiamenti li portarono ad essere odiati dalla popolazione ed anche gli stessi capi di Governo italiani, anche se le camice nere erano sotto il comando di Karl Wolff Comandante delle SS in Italia, nutrivano poca fiducia nei loro confronti: la III brigata mobile “Attilio Pappalardo”, famigerata a Bologna, comandata da Franz Pagliani venne cacciata dal capoluogo emiliano dal Comandante della XIV armata tedesca Frido von Senger und Etterlin per l’estrema violenza dimostrata dai suoi squadristi per lo più delinquenti. Alcune formazioni, tuttavia, riuscirono a guadagnarsi un po’ di credito e furono impiegate nelle azioni militari contro gli alleati, ma in generale il loro impiego fu solamente nelle operazioni guerriglia contro i partigiani, dimostrandosi però estremamente efficaci ma anche brutali sia nei confronti della Resistenza che di chiunque gli desse appoggio. In questo senso furono una pedina importante a disposizione della RSI nella sanguinosa guerriglia che dilagò nel nord Italia tra 1944 e 1945.
È in questo teatro di lotta che nel modenese tra Luglio ed Agosto venne costituita la brigata nera “Mirko Pistoni” e, con l’arrivo del Colonnello Antonio Petti, si crearono le condizioni per l’attuazione di azioni di guerriglia fasciste non più legate a quelle tedesche. Nel mese di Agosto se ne conteranno 3 e la “strage degli intellettuali” fu la prima di queste, così ricordata perché tra le vittime ci furono persone di spicco del panorama culturale della zona. Questa avvenne a Rovereto sul Secchia il 7 Agosto 1944 come rappresaglia squadrista dopo che i partigiani, il 3 dello stesso mese avevano ucciso il mezzadro Arturo Bartoli, iscritto al PNF e noto camicia nera della zona. Il Federale Giovanni Tarabini Castellani chiese che gli venissero suggeriti dei nomi di noti antifascisti o partigiani della zona da uccidere a monito per chiunque avesse intenzioni simili. Gli arresti cominciarono il 5 Agosto e nelle mani dei fascisti capitarono:
Braghiroli Alfredo di anni 60, antifascista e Direttore dell’Archivio di Stato di Modena;
Garusi Aldo di anni 38, agricoltore e partigiano del distaccamento Bruni della Brigata Remo con il nome di battaglia Renzo. Sopravvivrà alla strage ma morirà per le ferite riportate all’ospedale di Mirandola il 22 Agosto;
Golinelli Jones di anni 44, operaio e partigiano della Brigata Remo;
Manfredini Luigi di anni 64, colono. Prelevato insieme al figlio;
Manfredini Silvio di anni 20, colono e prelevato insieme al padre;
Maxia Francesco di anni 32, medico condotto e sospettato di essere un collaboratore dei partigiani;
Serrachioli Roberto di anni 24, insegnante, milite del Partito d’Azione e antifascista;
Zanoni Barbato di anni 48, insegnante e partigiano nella Brigata Remo con il nome di battaglia “Ezio”;
Zoldi Canzio di anni 59, sarto, socialista e antifascista. Il 6 maggio, dopo aver scontato un periodo di confino a Matera, a seguito dell’arresto avvenuto nel febbraio del 1943 a Chambery, dalla quale è fuggito dopo l’armistizio, fu nuovamente arrestato e condotto al campo di Fossoli (MO), da dove venne liberato il 15 Luglio, per essere arrestato di nuovo il 3 Agosto.
I malcapitati vennero condotti nelle caserme della Milizia e dei Carabinieri di Mirandola (MO), i 9 citati vennero poi portati a Rovereto la mattina presto del 7 Agosto, disposti lungo il muro della Chiesa e fucilati. Verso le 10 arrivarono i militi della GNR per recuperare i corpi e seppellirli. L’evento rimane tutt’ora poco chiaro.
In Piazza Papa Giovanni XXIII un monumento a tre colonne ricorda le vittime del 7 Agosto e tutti i caduti di Rovereto sul Secchia (MO). Nell’atrio d’ingresso dell’Archivio di Stato a Modena, invece, è stata posta un’epigrafe che ricorda il Direttore Braghiroli Alfredo.
Post scriptum:
Elenchiamo qui di sotto le formazioni delle Camice Nere presenti in Emilia-Romagna e Toscana.
Emilia-Romagna
XXIII Brigata Nera "Eugenio Facchini" (Bologna)
XXIV Brigata Nera "Igino Ghisellini" (Ferrara)
XXV Brigata Nera "Arturo Capanni" (Forlì)
XXVI Brigata Nera "Mirko Pistoni" (Modena)
XXVII Brigata Nera "Virginio Gavazzoli" (Parma)
XXVIII Brigata Nera "Pippo Astorri" (Piacenza)
XXIX Brigata Nera "Ettore Muti" (Ravenna)
XXX Brigata Nera "Umberto Rosi" (Reggio Emilia)
II Brigata Nera Mobile "Attilio Pappalardo" (Bologna)
Toscana
XXXV Brigata Nera "Don Emilio Spinelli" (Arezzo)
XXXVI Brigata Nera "Mussolini", poi "Piagentini" (Lucca)[15]
XXXVII Brigata Nera "Emilio Tacchi" (Pisa)
XXXVIII Brigata Nera "Ruy Blas Biagi" (Pistoia)
XXXIX Brigata Nera (Siena)
XL Brigata Nera "Vittorio Ricciarelli" (Apuania)
XLI Brigata Nera "Raffaele Manganiello" (Firenze)
Fonti:
www.wikipedia.it
www.storiedimenticate.wordpress.com
www.straginazifasciste.it