Vincenzo BolognaIntervista realizzata dalla sottoscritta il 26/04/17 ad Aulla (MS); racconta delle sua esperienza, anche, se all'epoca era un bimbo di soli 5 anni, viveva assieme alla famiglia. Nella nostra chiacchierata emergono brevi episodi della sua vita legati al periodo della guerra; “Raccontare tutto ciò che ho vissuto non basterebbe un intero libro!” dice con un grande sorriso Vincenzo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale lei e la sua famiglia dove vi trovavate?
“Quando c’era la Seconda Guerra Mondiale avevo su per giù cinque/sei anni, mi ricordo vagamente di quel periodo. Io sono nativo di Licciana Nardi , all'epoca vivevamo tutti insieme, mio babbo Dario Bologna, mia mamma Ede Ferrari e noi tre fratelli Emanuele ed Elia. Durante la guerra sono venute a vivere con noi mia zia Nella Ferrari e sua nonna Palmira. Mio padre lavorava come fabbro, mentre mia mamma aveva una bottega di ferramenta, noi figli all'epoca studiavamo alle elementari.”
La zona di Aulla e Licciana Nardi è stata coinvolta durante la Guerra?
“Licciana era sottoposta come base, era zona del bombardamento, lì c’era un’officina di munizioni di armi tedesche. A Podenzana c’era la batteria, una specie di comando tedesco, militari addetti ai pezzi. C’erano anche i partigiani i quali stavano attenti a non farsi beccare dai tedeschi.
Sapevo che a Licciana di notte i tedeschi tagliavano dei tronchi di abete, tronchi di alberi e li portavano a riparare i ponti e strade per riattivare le vie danneggiate permettendo la fluidità del traffico durante il giorno”.
Conosce qualche persona che ha combattuto o ha perso la vita durante la guerra?
“Ricordo che mio padre da giovane aveva avuto un incidente e aveva perso due dita di una mano, i tedeschi prendevano gli uomini dei paesi, li sottoponevano a dei controlli. Mio padre mi raccontava che era stato preso ma quando i tedeschi hanno visto che mancavano due dita, lo scartarono perché non era idoneo ad andare a lavorare in Germania.”
Durante l’intervista non mi dimenticherò mai il sorriso di Vincenzo mentre racconta questo episodio, facendo l’imitazione dei soldati tedeschi: “Keine!Kenie!Nichts!Nicht!” in lingua tedesca, nel nostro italiano significherebbe: “No!No!Niente!Niente!”. “Buffo,vero?come è strano,all'epoca avere un problema di salute o fisico era una soluzione, ti salvava dai campi di concentramento!”
Ci sono stati i rastrellamenti come vi siete comportati al riguardo?
“Quando ci furono i rastrellamenti siamo dovuti scappare da Licciana ci siamo spostati in Località Piantoni (una piccola zona compresa fra Licciana e Magliano) nei boschi. Eravamo noi e uno zio di mio babbo Emilio Brunelli il quale aveva una moglie, Iride e due bambine. Quando siamo scappati ricordo che mia mamma aveva raccolto tutto ciò che si poteva portare via. Eravamo sfollati come lo erano tanti altri durante il periodo della guerra, siamo arrivati a Taponecco un piccolo paesino sopra Tavernelle, lì ci siamo stati molto, era una zona tranquilla, c’era il comando partigiano.”
Quando è terminata la guerra dove eravate e come avete reagito?
“La Guerra è finita a Licciana con l’arrivo dei Nisei, i tedeschi nei giorni precedenti si erano ritirati. Con la conclusione di questo periodo i Partigiani avevano fatto prigionieri gli uomini della Monte Rosa sarebbero stati quegli italiani che erano a servizio dei tedeschi.”
La nostra chiacchierata si conclude con una riflessione sugli usi e costumi dell’epoca, in particolare sull’alimentazione. L’intervista è stata realizzata poco prima della conferenza tenutasi il 3 Giugno durante la manifestazione di Sapori qui a Fivizzano, Vincenzo racconta: “All'epoca le persone non avevano nulla, la popolazione era denutrita, noi non potevamo lamentarci perché stavamo bene finanziariamente, ma, ci sono stati momenti veramente difficili. La nostra terra la Lunigiana preziosa per il clima, per la presenza di castagneti e di uliveti ha sopportato non solo se stessa ma anche il tributo dei carrarini, massesi e spezzini dividendo con loro Olio e Farina di Castagno.”