La strage di Marzabotto si consumò tra il 29 Settembre e il 5 Ottobre 1944, nei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, paesi che sorgono sulle pendici del Monte Sole nella provincia di Bologna.
Dopo l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema, avvenuto il 12 Agosto 1944, sembrò che le stragi contro la popolazione civile da parte dei nazisti si fossero momentaneamente fermate. Kesselring, aveva però scoperto la base della Brigata Stella Rossa, che era supportata dagli abitanti locali.
Walter Reder fu mandato sul luogo, per porre fine al legame di lealtà che univa i civili con i partigiani della Brigata, non nuovo alle stragi civili già avvenute nei comuni della Versilia. Ordinò ai suo soldati delle SS di accerchiare i paesi e di uccidere qualsiasi persona avessero trovato, I superstiti furono soltanto tre, e così hanno raccontato cosa successe nei giorni tra il 29 settembre e il 5 ottobre; "Quando, alle nove circa, arrivarono le SS e sfondarono la porta e entrarono nella chiesa, capimmo subito che poteva accadere il peggio. Poi capimmo, dalla disperazione del parroco, quali fossero le intenzioni dei tedeschi. Ci fecero uscire dalla chiesa, formando una colonna, e fummo inviati, con le armi puntate ai fianchi, verso il cimitero della frazione, a duecento metri circa di distanza. Il cimitero era recintato e la porta di ferro era chiusa. La sfondarono coi calci dei fucili e ci fecero entrare tutti nel recinto e noi ci addossammo in mucchio contro la cappella. Poi piazzarono la mitragliatrice all’ingresso e cominciarono a sparare, mirando in basso per colpire i bambini, mentre dall’esterno cominciarono a lanciare su di noi decine di bombe a mano. Durò tre quarti d’ora circa e smisero solo quando finì l’ultimo lamento. I bambini, una cinquantina, erano tutti morti, fra le braccia delle loro madri. Alcuni adulti riuscirono incredibilmente a salvarsi, sepolti sotto i morti. Anch’io" (Testimonianza di Elide Ruggieri, scampata alla morte perchè si finse morta per tre giorni sepolta sotto i cadaveri dei suoi famigliari). I corpi inermi, trovarono sepoltura solo dopo molto tempo e anche a causa della distruzione degli uffici anagrafici, non si poté affermare con esattezza una cifra di morti, ma ci si orientò verso un numero, 1830, ottenuto facendo la differenza tra la popolazione residente prima della guerra, in base ai dati del censimento, e le carte annonarie distribuite dopo la liberazione.
La strage fu subito sepolta dai fascisti che smentirono subito con articoli sul Resto del Carlino che insinuavano la calunnia. Nonostante ciò, dopo la guerra i fatti si dimostrarono più che reali e molto più malvagi di quello che si pensava. Si aprì il processo il 18 Settembre 1951, dove Reder fu condannato all'ergastolo.
Il 30 aprile 1967 Reder - al quale la condanna era stata confermata in appello - inviò una lettera alla comunità di Marzabotto per chiedere il perdono. Con 282 voti, espressi dai cittadini di Marzabotto, il perdono non fu concesso. Furono appena 4 quelli a favore. Il 15 luglio 1980 ebbe la semilibertà, ma nel carcere di Gaeta, e fu scarcerato il 23 gennaio 1985. Rientrato in Austria, disse di non avere chiesto perdono e che la lettera era stata scritta dal suo avvocato. Morì il 2 maggio 1991. Il 16 aprile 2002 il Presidente della Repubblica tedesca Johannes Rau - accompagnato dal Presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi - si è recato a Marzabotto e ha chiesto scusa in nome del popolo tedesco.
Oggi il luogo di strage è stato trasformato in un Parco intitolato alla Pace di Monte Sole; la Chiesa dove furono ammucchiati gli abitanti, il Cimitero, le case incendiate sono luoghi di memoria diventati monumenti che ricordano la strage avvenuta nei sei giorni tra settembre e ottobre del 1944.