In questa data di 79 anni fa, il Gran Consiglio del Fascismo approvava l'emanazione del documento principale dell'entrata in vigore delle leggi razziali in Italia, al fine di proteggere gli italiani dalla contaminazione e di favorirne il miglioramento, limitando il campo d'azione di coloro che erano considerati il fomentatori del sentimento antifascista. Il documento sarà pubblicato dal "Foglio d'ordine" del PNF il 26 ottobre ed successivamente attuato con il Regio Decreto del 17 novembre. Gli ebrei italiani si sentirono traditi dal Re Vittorio Emanuele III che firmò senza contestare tutti i documenti che gli furono porti, annullando il gesto liberale di carlo Alberto che, il 29 marzo 1848, aveva concesso la totalità dei diritti civili ai giudei piemontesi e liguri.
Tale documento prevedeva:
il divieto dei matrimoni misti e relative sanzioni;
l'identificazione, secondo varie combinazioni, di coloro che erano da considerare ebrei;
restrizioni di vario tipo per coloro che erano definiti israeliti: dal divieto di prestare servizio militare, alla privazione della patria podestà sui figli di appartenenza religiosa diversa da quella dei genitori, qualora questi non li educhino nella fede che hanno scelto;
restrizioni di tipo lavorativo.
Questo documento portò all'inizio della persecuzione ebraica in Italia che, diversamente da quello che successe in Germania, inizialmente non fu così dura. Le cose iniziarono a peggiorare dopo la firma dell'Armistizio, quando Mussolini riformò un nuovo governo sul lago di Garda, fantoccio nella mani di Hitler e della sua violenta repressione.
Fonti:
www.assemblea.emr.it;
www.cdec.it