Facendo un tuffo nel passato ricordiamo un antico mestiere, un tempo molto presente e diffuso nel nostro territorio lunigianese, più precisamente nelle zone di Monzone (MS) e di Mommio (MS) piccole località del comune di Fivizzano erano: gli Scalpellini. Quest’ultimi utilizzavano blocchi di marmo tagliati nelle cave limitrofe per realizzare manufatti e opere di ogni genere.
Definiti anche “Scultori dell’arte” gli artigiani di questo antico mestiere sono stati presenti sin dall'epoca degli Egizi, nel Rinascimento fiorentino sino ai giorni nostri.
Gli scalpellini lavorano con pietre molto dure, nonostante questo però riescono a realizzare opere di un certo livello,trasmettendo alla pietra se bene essa è un materiale pesante la morbidezza e la leggerezza.
Le loro opere le si possono notare all'interno delle piazze, dei palazzi, le fontane, i pilastri, i capitelli opere di una certa qualità.
Il mestiere dello scalpellino, comporta l’affaticamento fisico, gli strumenti di lavoro sono pochi e pesanti. Gli scalpellini si distinguevano per due tipi di lavorazione:
Lo scalpellino che realizzava principalmente opere di ogni genere, dalle più disparate.
Lo scalpellino che creava oggettistica forse se vogliamo dire anche di lavorazione più difficile e più complessa gli utensili per la cucina, per l’erboristeria, per oleifici e per le tintorie.
La lavorazione partiva con una prima fase dalla semplice spianatura di un pezzo per renderlo “bugnato” ovvero lungo il perimetro fino a fare un bordo liscio, mentre la parte restante veniva trattata solo con la punta in maniera da lasciarlo grezzo e ruvido.
Con il passare del tempo la tecnologia a molto migliorato questo mestiere, ora le macchine realizzano opere di massima precisione. Lo Scalpellino si è ritrovato, quindi, ad attendere clienti appassionati i più esigenti dove i colpi che vengono dati alla pietra sono più decisi, ma anche più faticosi.
All’interno di questo articolo sugli antichi mestieri nel ricordare la lavorazione delle pietre come non tenere a mente la Fontana di “Piazza Vittorio Emanuele” o meglio conosciuta “Piazza Mediacea” costruita durante il governo di Alfonso Maria Bracciolini. La conclusione vera e propria della fontana si ebbe con l’intervento del Governatore Lelio Buzzi che terminò il primo ramo dell’acquedotto che nelle vicinanze del Castello della Verrucola conduceva l’acqua fino al pozzo di decantazione, presso il Convento di San Francesco. Ai piedi della fontana vi è una lapide posta nel lato nord-est che recita:
“Sotto l’attento governo dell’illustrissimo Alfonso Maria Bracciolini, nobile pistoiese governatore generale della giustizia nella provincia di Lunigiana a nessuno secondo nella benevolenza per il popolo,nelle cose difficili irremovibile. Portò a termine la quasi disperata costruzione di questa fonte, trovò l’acqua, adornò la città murata, estinse la sete dei cittadini”
L’opera venne eseguita dallo scultore carrarese Jacopo Toschini, che scolpì la vasca in arenaria, i delfini e le conchiglie in marmo che la ornano, lo scoglio e la scalinata. I grossi blocchi di pietra provenienti dalla cava di Sassina furono trasportati con il metodo della lizzatura e furono lavorati direttamente in piazza. Attorno alla fontana venne costruita una cancellata in ferro battuto posizionata ai piedi della gradinata in modo da impedire l’accesso agli animali, lasciando, invece, il passaggio alle persone attraverso piccole aperture. Oltre ai blocchi furono portati dalla cava anche dodici pezzi di pietra che servivano per realizzare il grottesco, disegnato da Stefano Lemmi, da porre dentro la fontana.
La fontana prese vita durante il governo del Granduca Ferdinando II e terminata sotto suo figlio Cosimo III nel 1682. La preziosa opera fivizzanese con il passere del tempo ha progressivamente assunto un’importanza e un valore che va oltre al valore dell’architettura e della qualità artistica. La fontana Medicea è divenuta un’icona e rappresenta nell'immaginario collettivo il ritratto della Città di Fivizzano.
Elena Ricciotti “PIAZZA MEDICEA”, acrilico su tela
Marina di Carrara
Legato alla storia della scultura fivizzanese la presenza di una famiglia illustre nel mondo dell'arte: i Cascella, che operarono durante il periodo della Guerra.
Famiglia composta da artisti che attraverso il loro saperi sono riuscititi ognuno, singolarmente ad esprimersi nelle più svariate forme artistiche.
Patriarca di questa famiglia fu Basilio Cascella: pittore, ceramista, litografo, editore. Nacque a Pescara nel 1860 non ebbe modo di andare a scuola per imparare a fare arte, il suo sapere è dato dai svariati consigli dei grandi maestri. Nel 1878-79 si trasferisce a Napoli dove viveva incidendo biglietti da visita e figurine alla moda. Durante il servizio militare a Pavia conosce Medardo Rossi e Vincenzo Irolli che lo avviano alla pittura. Si stabilisce a Milano (1883) dove perfeziona la formazione di litografo presso lo “Stabilimento litografico Borsino”. Rientra a Pescara dove aprì un laboratorio artistico. Attualmente nella sua casa di Pescara vi è il “Museo Cascella” contente le opere dell’artista.
Basilio Cascella, “Le Mietitrici”, cartoline
Cromolitografiche e acquerellate, Veneto
Basilio ebbe tre figli: Tommaso, Michele, Gioacchino anche’essi appassionati di arte.
Il primogenito Tommaso proseguì sulle orme artistiche del padre;disfacendo la fedeltà veristica al paesaggio abruzzese e ai luoghi dell’infanzia con una sensibilità impressionata dalla magia del colore e del sogno. Nacque a Ortona nel 1890 iniziò la sua carriera artistica nel 1907 a Milano.Espose a Parigi, Londra, San Paolo del Brasile. Vincitore della Biennale di Venezia nel 1932 e poi corrispondente di guerra per la rivista paterna “La Grande Illustrazione” nel 1914. Ceramista e Pittore, realizzò monumenti ceramici tra i quali “La Sagra della Maiella” a Bocca di Valle e il Monumento ai Caduti di Ortona e, in collaborazione col padre, l’affresco nel Palazzo Reale di Bolzano. Uno splendido olio su tela attualmente è conservato presso la Pinacoteca “C. Barbella” di Chieti.
Tommaso Cascella, “ Monumento ai caduti di Ortona”,
1943, Ortona
Un dipinto allegorico che ricostruisce le tappe del doloroso percorso che portò alla liberazione di Chieti dopo gli scontri tra i tedeschi e i partigiani durante la 2° guerra mondiale. Nella parete superiore del polittico è rappresentata Chieti:epicentro della disgregazione dell’esercito, mentre, nella zona inferiore, cinque scene narrano l’incontro dell’arcivescovo della città con Papa Pio XII, l’eccidio del 1943 e la liberazione 1944.
L’artista morì a Pescara il 2 dicembre del 1968.
Michele Cascella di carattere cordiale e ironico, guardò a un orizzonte cosmopolita e si inserì negli ambienti più qualificati d’America dove fu influenzato dalle correnti espressive della grande arte contemporanea in particolare dal Surrealismo. Nacque a Ortona il 7 settembre 1892. Durante il periodo della Prima Guerra Mondiale fu soldato ed i suoi ricordi visivi sono esposti al Museo del Risorgimento ed alle Raccolte Storiche di Milano. Alla fine della guerra prese la residenza definitiva a Milano e si dedicò alla attività incisoria e alla ceramica, per tornare poi alla pittura ad olio ed all’acquerello. Negli anni trenta utilizza la tecnica dell’acquarello ed i soggetti rappresentano prevalentemente vedute di città. Espone le opere in Europa: Londra, Parigi, Bruxelles. Le opere di Michele Cascella sono conservate, per ricordare i musei più importanti, presso la Galleria di Arte moderna, di Bruxelles, il De Sasset Art Gallery dell’Università di Santa Clara in California, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino.
L’artista morì a Milano il 29 agosto 1989.
Michele Cascella, “Comogli”,
olio su cartone telato, Ortona
Gioacchino Cascella, il terzogenito di Basilio il scelse di ritrarre il paesaggio di Rapino come soggetto favorito della sua arte. Nacque a Pescara nel 1903 rispetto ai precedenti la rappresentazione appare più accesa nei colori e più definita nel disegno. Realizza un acquerello finissimo conservato nel Museo Cascella di Pescara è “Il Convento di Guardiagrele”. Morì nel 1982 a Pescara.
Toammaso Cascella ebbe due figli: Andrea e Pietro.
Andrea Cascella disegnatore, pittore e ceramista soprattutto scultore di fama internazionale divenne Commissario della Biennale di Venezia e rettore dell’Accademia delle Belle Arti di Brera. Nacque a Pescara nel 1919 conseguì una borsa di studio per la scuola di ceramica presso l’Istituto Statale d’Arte di Faenza. Mobilitato nell'esercito durante la seconda guerra mondiale, fece parte delle truppe di occupazione in Francia. Dopo l’armistizio si diede alla macchia in Valsesia ed entrò, quindi nella Resistenza con le formazioni garibaldine e divenne comandante della 15m Brigata “Rocco”. Dopo la liberazione si trasferisce a Roma e continua la sua attività artistica pittorica. Nel 1958 vinse il Concorso di Auschwitz nel 1958. Nel 1964 vinse il Gran Premio della Scultura nella Biennale di Venezia mentre la sua arte dilaga in Europa e in America. Nel marzo del 1980 venne nominato direttore dell’Accademia di Brera dove svolse l’attività di docente nella disciplina scultura. Muore a Milano nel 1990.
Andrea Cascella,”Piccolo Gioco”
marmo rosa Portogallo,1986
Pietro Cascella nacque a Pescara nel 1921. Nel 1938 si trasferisce a Roma dove frequenta l’Accademia delle belle Arti. Partecipò alla Biennale Internazionale di Venezia nel 1948 dove esporrà ancora nel 1956 e nel 1958. Vince insieme al fratello Andrea il concorso internazionale per il Monumento di Auschwitz. Nelle sue opere infatti è espresso un senso di potenza ed energia, che si richiama alla grande tradizione arcaica dell’arte, sulla quale si innesta una fantasia del tutto moderna.
Pietro Cascella,”La Nave,
marmo,Lago del Mediterraneo
Pietro ebbe tre figli: Tommaso junior, Susanna e Jacopo.
Tommaso junior è nato a Roma nel 1951. La sua arte è caratterizzata dal dialogo tra la pittura e la scultura senza confini di lettura. Predilige un’arte astratta con contenuti simbolici “alfabeti” dagli impensabili sviluppi.
Susanna Cascella la sua è un’arte pittorica caratterizzata dalla comunicazione di una visuale armoniosa e vitale del mondo. Nei suoi dipinti vi sono tracce di felicità esente dalla necessità e dalla morte, chimera irraggiungibile ma legittima.
Jacopo Cascella Nato a Carrara il 7 aprile 1972, vive con la famiglia nel castello della Verrucola-Fivizzano. Si diploma all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Partecipa a mostre collettive quali “Artisti slavi e italiani” all'Accademia del Giglio a Firenze e “Da padre in figlio” a Castell’Arquata. Sue mostre personali sono state allestite a Milano “Opera Prima” e a Parma “La Storia Vera”. La sua ricerca pittorica è in continua crescita e sviluppo.
Fonti:
Siti visitati
http://www.frosinipietre.it
http://www.toltedalcassetto.it
http://www.pescaranews.net
www.google.it
http://www.arcadja.com