Il racconto di storie e tradizioni del paese di Cecina, una piccola comunità del comune di Fivizzano. Sul finire della guerra gli abitanti di questo pesino sperduto nelle montagne dell’alta Lunigiana erano per lo più umili contadini, la carestia era molto presente. Nei racconti degli abitanti è ancora vivo il ricordo di quell'amaro periodo.
Nella mia ricerca propongo le parole di Mirella Duranti, la quale ricorda alcuni aneddoti di usi e costumi del periodo dopo-guerra. Siamo negli anni 50’/60’ del 900, il ricordo di sua nonna Luigina Duranti originaria di Cecina, la ricorda nel suo Canniccio nelle fredde sere autunnali, mentre prepara l’”Invinata”, questa veniva condivisa con i parenti e amici. (Le persone all'epoca erano povere e capitava molto spesso che mangiassero poco e niente), la preparazione dell’Invinata diventava un momento importante,un appuntamento immancabile, di condivisione, un modo per stare assieme, confrontarsi e aiutarsi gli uni con gli altri; l’ Essicatoio, diventava il punto di ritrovo del paese!
Questo luogo, conosciuto con il nome di Essicatoio fino alla metà del secolo scorso, era utilizzato per essiccazione delle castagne, sostentamento e risorsa per le popolazioni dell’Appennino durante il periodo della Guerra. Questa struttura veniva costruita sia nelle zone boschive,ma, avvolte esso veniva realizzato, (come nel caso della nonna di Mirella) all'interno delle abitazioni: la parte bassa diventava il “salotto” nel quale le persone, attorno al tepore delle braci facevano delle vere e proprie “veglie”.
Nella parte centrale del canniccio vi era un braciere con una grossa catena sopra di esso, nella quale veniva appeso il grande pentolone. All'interno di quest’ultimo si preparavano diverse ricette, in questo breve articolo ricordo la preparazione dell’Invinata.
Luigina prendeva la parte di uva macinata, strizzata nel nostro dialetto locale questa parte è conosciuta con il nome dello “Strizzo”. Questo Strizzo veniva fatto bollire più volte con l’acqua, per ottenere la “Vinella”. Preparava quantità eque: circa ½ litro di Acqua e ½ litro di Vinella, ad essa veniva aggiunta la Farina di Castagne, a mano mano che si aggiungeva la farina si mescolava per far sciogliere i grumi; ciò che si otteneva era una sorta di pappina.
Quest’ultima racconta Mirella era molto aspra, predominava il gusto del vino, ma, le persone la gustavano volentieri poiché questa diventava una sorta di cena alternativa in mancanza di altro.